Finis

di: Daniele Imperi

L’uomo uscì dalla baracca e si coprì gli occhi con la mano. La luce livida del sole stentava a penetrare lo spesso strato di polvere che s’addensava da mesi. Il vento, ultimo respiro di quel mondo morente e senza più forza, spazzava il suolo secco sollevando altri residui e l’uomo, tossendo, si portò il fazzoletto sulla bocca. Si diresse strascicando i piedi verso lo scheletro di una quercia, accompagnato dal suono aspro della pala che colpiva ritmicamente il terreno. Ciuffi di gramigna rinsecchita spuntavano dalla terra arida come una supplica a un dio lontano.

Quando raggiunse l’albero, si fermò davanti al tumulo in cui aveva seppellito sua moglie. Lasciò cadere la pala e si segnò, anche se aveva smesso di credere a qualcosa che non fosse tutta quella polvere e quell’arsura. Poi raccolse l’attrezzo e cominciò a scavare sul campo sterile con le ultime energie che aveva in corpo.

Gli ci vollero ore per ricavare un buca abbastanza profonda in quell’ammasso compatto di argilla e, quando terminò, si sentì distrutto. Sputò un grumo giallastro di sporcizia e si asciugò la fronte dal sudore con la manica della camicia.

Ovunque guardasse, vedeva solo un deserto dove non cresceva più nulla. C’era stato un tempo in cui s’era spinto fino alle montagne, a piedi, quando tutto il combustibile era finito. Là, era ancora possibile scorgere qualche albero, che riusciva a spremere dalla roccia l’ultima acqua rimasta. Ma dove viveva l’uomo le sorgenti s’erano ormai prosciugate. E i polmoni si riempivano di sporco.

Laggiù, nasceva solo morte.

L’uomo gettò via la pala e si calò nella fossa. Non voleva più vivere in un mondo ricoperto da tonnellate di polvere, un pianeta di lande infinite, asciutte e squallide. Si sedette, prese dalla tasca alcune formelle di veleno per topi e le ingoiò. Poi attese. Il vento l’avrebbe sepolto accanto a sua moglie, almeno.


Questo racconto fa parte dell’antologia 365 racconti sulla fine del mondo, a cura di Franco Forte, edito da Delos Books nel 2012. Il racconto è presente alla pagina del 5 ottobre.

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